L’attività fisica può contribuire a mantenere ritmi di vita più sani, al di là dell’età. Praticare ginnastica sembra rendere il corpo maggiormente in grado di giudicare quando e quanto più si dovrebbe stare in movimento e quando si dovrebbe riposare. E’ quanto afferma un nuovo studio, coordinato da Frank A .J. L. Scheer, professore presso la Harvard Medical School, pubblicato su PNAS.
Per lo studio il dottor Scheer e i suoi colleghi, tra cui Hu Kun di Harvard e Johanna Meijer dell’Università di Leiden (nei Paesi Bassi), hanno preso dei topi di età compresa tra giovani adulti (6 mesi) e quasi anziani (2 anni) e li hanno messi in gabbie dotate di sensori a infrarossi che costantemente monitorassero la loro attività fisica. Hanno anche dato agli animali una ruota per la corsa e li hanno lasciati liberi di correre a volontà per un mese.
I topi giovani, che correvano parecchio, hanno sviluppato rapidamente schemi di attività con picchi e valli e un’evidente demarcazione tra il giorno e la notte (usata per riposarsi). In pratica si osservava una logica interna al movimento: se erano stati fermi per qualche tempo, poi i topi si sarebbero mossi; se si fossero appena mossi o esercitati molto, si sarebbero presi un momento per tranquillizzarsi e poi si sarebbero fermati del tutto.
In sostanza, i giovani topi sembravano in qualche modo ricordare e rispondere a ciò che il loro corpo aveva appena fatto (stare fermo o in movimento) e su questo calcolare la risposta adeguata che sarebbe seguita (se muoversi o stare fermi), creando, di fatto, un ritmo circadiano sano.
Gli animali più vecchi agivano su schemi simili, ma con meno sbalzi.
E infatti, non appena i ricercatori hanno ripristinato le ruote da corsa nelle gabbie, i topi hanno ricominciato a seguire i loro vecchi modelli di movimento, più sani.
Il dottor Scheer e i suoi colleghi ritengono che l’esercizio fisico influenzi l’orologio biologico interno al corpo, il suo ritmo circadiano appunto, in particolare quello legato al generico movimento.
Fonte: Corriere Della Sera