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Nuotare da piccoli. Ritorno alle origini

L’acqua è l’ambiente naturale dei neonati, in fondo hanno nuotato per “soli
nove mesi”. E questo legame con essa, se mantenuto nel tempo, ha effetti positivi sui bambini. E allora perché non continuare a praticare questa utile e bella attività motoria anche in età infantile?

Award-Winning-Water-Babies-Dorset_24610_image Foto: hotfrog.co.uk

Consigliamo, quindi, di incominciare con un corso neonatale ossia l’attività riservata ai neonati e che verte sostanzialmente nel mantenere la cosiddetta acquaticità, che è tipica del neonato. Il corso ha come obiettivo il rafforzamento del legame genitore-bimbo attraverso il gioco in piena libertà, ma anche far familiarizzare il piccolo con l’acqua, ovviamente senza regole o costrizioni. I corsi di acquaticità possono essere iniziati solo dopo i 3 mesi, dopo le prime vaccinazioni, quando il sistema immunitario è già sufficientemente maturo. Indispensabile è un inserimento graduale in modo che il piccolo si abitui poco alla volta all’assenza di gravità e si può continuare sino ai 3 anni: all’inizio con cadenza settimanale e poi anche bisettimanale.

Superata la fase neonatale si passerà all’ambientamento, dove il bambino imparerà a nuotare sotto forma di gioco e con l’ausilio dei braccioli fino ad arrivare all’apprendimento delle varie tecniche natatorie.

swimming-lesson-coaching Foto: covsf.com

Tuttavia molti bambini hanno il terrore dell’acqua e, spiace doverlo ammettere, ma spesso questa fobia viene trasmessa proprio dai genitori, anche se non ne sono consapevoli. Difficilmente i bambini molto piccoli nutrono avversione per l’acqua. Anzi, la riconoscono come elemento piacevole e familiare poiché hanno vissuto nel liquido amniotico nella fase prenatale. Eppure per molti il primo approccio può diventare fonte di timori. Cosa fare allora per evitarlo? Innanzitutto mai intimorirli con frasi del tipo: <<se non impari a nuotare puoi affogare>>, ma nemmeno mostrarsi troppo apprensivi quando i propri figli sono in acqua, trasmettendo loro solamente ansie e paure. In entrambi i casi il bambino vivrebbe l’esperienza in maniera negativa e difficile da gestire emotivamente. Meglio cercare di stimolare la curiosità dei piccoli visitando insieme la piscina, guardando e ridendo degli altri bimbi che nuotano.

In questo modo avrà il tempo di maturare l’idea di provare il nuoto. Ogni bambino ha una storia particolare con l’acqua e avrà bisogno dei suoi tempi di ambientamento per amarla. L’importante è che il nuoto e la frequentazione della piscina diventino per lui un’occasione di divertimento e non di terrore.

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Foto: capitaldistrictny.tumblr.com

La piscina, soprattutto d’estate, diventa un luogo di apprendimento e di divertimento per i bambini, che amano socializzare tra loro godendo in primis dei vantaggi di stare all’aria aperta. Per cui cari genitori fateli imparare a nuotare sin da neonati e fateli divertire!!


Quando il bimbo ha paura dell’acqua

Spiace doverlo ammettere, ma spesso la paura dell’acqua viene trasmessa proprio dai genitori, anche se non ne sono consapevoli. Difficilmente i bambini molto piccoli nutrono avversione per l’acqua. Anzi, la riconoscono come elemento piacevole e familiare poiché hanno vissuto nel liquido amniotico nella fase prenatale. Eppure per molti il primo approccio può diventare fonte di timori. Cosa fare allora per evitarlo?

Insieme a un genitore con il corso neonatale

Papà e mamma potranno decidere chi dei due è più adatto ad accompagnare il bimbo nella sua prima avventura acquatica grazie al nuoto neonatale, ossia l’attività che si svolge in acqua riservata ai neonati e che verte sostanzialmente nel mantenere la cosiddetta acquaticità, che è tipica del neonato. Ha come obiettivo il rafforzamento del legame genitore-bimbo attraverso il gioco in piena libertà, ma anche far familiarizzare il piccolo con l’acqua, ovviamente senza regole o costrizioni. I corsi di acquaticità possono essere iniziati solo dopo i 3 mesi, dopo le prime vaccinazioni, quando il sistema immunitario è già sufficientemente maturo. Indispensabile è un inserimento graduale in modo che il piccolo si abitui poco alla volta all’assenza di gravità e si può continuare sino ai 3 anni: all’inizio con cadenza settimanale e poi anche bisettimanale.

Award-Winning-Water-Babies-Dorset_24610_imageFoto: hotfrog.co.uk

Il neonatale ha grandi vantaggi sia per il bambino, sia per il genitore; vediamoli insieme: l’immersione lo calma e lo rilassa anche perché gli ricorda le piacevoli sensazioni della vita intrauterina. L’acqua esercita un benefico micro-massaggio sulla pelle e stimola movimenti dolci che rilassano la muscolatura; il movimento provoca la liberazione nell’organismo di endorfine, sostanze che regalano benessere e serenità. L’appetito migliora e anche il sonno è più profondo e tranquillo; favorisce lo sviluppo fisico e motorio; il piccolo impara a essere autonomo anche in ambienti diversi dall’acqua; in acqua i genitori si sentono più liberi e trovano nuovi modi per giocare e comunicare con il piccolo migliorando l’intesa reciproca. Se la mamma per esempio non ha familiarità con l’acqua oppure è di carattere ansioso, le sue ansie e paure verranno percepite immediatamente dal bambino che tenderà a sviluppare un atteggiamento negativo e a rifiutare il contatto con l’acqua, sia il mare sia in piscina. Invece il genitore che si sente più sicuro può affiancare fin dai primi mesi di vita il piccolo aiutandolo a familiarizzare con l’acqua attraverso il gioco. È importante procedere con gradualità rispettando i tempi del bambino.

Superata la fase neonatale si passerà all’ambientamento, dove il bambino imparerà a nuotare sotto forma di gioco e con l’ausilio dei braccioli fino ad arrivare all’apprendimento delle varie tecniche natatorie.

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