Category Archives: Subacquea

Addio a “Nemo”. Rischio estinzione per il pesce pagliaccio

Il pesce “Nemo” è a rischio estinzione a causa dello sbiancamento dei coralli che sta interessando le barriere coralline di tutto il pianeta e che, ad oggi, ha raggiunto livelli record nella barriera australiana. Ad affermarlo è uno studio internazionale secondo cui il famoso pesce pagliaccio, portato alla ribalta dal celebre cartoon della Disney, sia fra le specie che più di altre risentono di questo fenomeno.

Clown-Fish Foto: raredelights.com

Al mondo esistono 28 diverse specie di pesci pagliaccio che vivono per lo più nell’Oceano Indiano e nel Pacifico. Questi pesci trovano rifugio dall’azione dei predatori e reperiscono a loro volta il cibo proprio grazie ai tentacoli delle barriere coralline, e sono talmente tanto entrati in interazione con queste barriere da essere ormai capaci di riconoscere i coralli sani da quelli sbiancati. Ma questo non sempre accade: quando un qualunque pesce pagliaccio decide di rifugiarsi nel corallo sbiancato, finisce per divenire preda di una scarsa capacità di adattamento e per risultare così più vulnerabile ai suoi predatori.

Lo sbiancamento dei coralli destabilizza l’habitat naturale di “Nemo” esponendolo maggiormente al rischio di venire catturato dai predatori. Ecco quindi che questo fenomeno può provocare passo dopo passo l’estinzione del famoso pesce pagliaccio.

6a39018b-62e7-46ab-813a-97cae0de9ad4 Foto: playbuzz.com


Allarme pesce scorpione nel Mediterraneo. E’ velenoso

Ha già invaso le coste orientali degli Stati Uniti e i Caraibi e non si esclude che potrebbe diffondersi, a breve termine, nelle acque del Mar Mediterraneo un pesce tropicale molto invasivo e dannoso. Trattasi del pesce scorpione, Pterois volitans, una specie aggressiva sia per le attività commerciali, sia per la salute umana.

Common lionfish, Pterois volitans 1Foto: diverosa.com

A lanciare l’allarme è l’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), che ha individuato esemplari del pesce scorpione nei mari della Turchia e di Cipro. I suoi aculei velenosi, sebbene raramente letali, possono causare nausea e vomito, crampi addominali, difficoltà respiratoria, paralisi degli arti, edema polmonare e ischemia del miocardio.


Il cibo degli Dei. Un alleato sicuro per i subacquei

I benefici del cioccolato arrivano anche sott’acqua: mangiare uno squisito quadrato di cioccolato fondente è addirittura consigliato prima di un’immersione, per <<migliorare la risposta individuale allo stress e ridurre il rischio derivante dallo sviluppo di bolle gassose nei vasi sanguigni. Si allontanerebbe così lo spauracchio dell’embolia gassosa>> – spiega il professor Alessandro Marroni, presidente del Dan (Divers Alert Network) Europe.

Sono ormai note da tempo le virtù del cioccolato fondente, ricco di flavonoidi che, agendo da antiossidanti, rallentano il declino cognitivo della mente ed esercitano un’azione antidepressiva, antinfiammatoria, antipertensiva e antitrombotica.

dark_chocolateFoto: superfoodlab.com

Il Dan ha condotto una ricerca su 20 apneisti e 42 subacquei con le bombole, scoprendo che gli antiossidanti del cioccolato amaro sono in grado di combattere i radicali liberi prodotti durante l’immersione. Inoltre l’assunzione di 30 grammi di fondente, un’ora prima dell’immersione in apnea e un’ora e mezza prima di quella con le bombole, può prevenire la disfunzione endoteliale all’interno delle arterie.

Il primo studio ha coinvolto 20 apneisti, divisi in due gruppi di 10, che hanno effettuato immersioni con profondità massima di 20 metri. Ai subacquei del primo gruppo sono stati fatti ingerire 30 grammi di cioccolato amaro (cacao 86%), 60 minuti prima dell’immersione.

Il secondo studio è stato condotto su 42 subacquei, anch’essi divisi in due gruppi di pari numero, che si sono immersi per 20 minuti alla profondità massima di 33 metri. Anche in questo caso solo il primo gruppo ha mangiato una barretta di fondente 90 minuti prima dell’immersione.

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I test effettuati in entrambi gli studi una volta riemersi, hanno mostrato come il gruppo che aveva mangiato il cioccolato presentava un aumento significativo della dilatazione flusso-mediata dell’arteria brachiale (metodo ecografico per la valutazione della funzione endoteliale), che invece era ridotta nel secondo gruppo.

Il cioccolato si è rivelato, dunque, un goloso alleato della sicurezza di sub e apneisti. 

Fonte: AdnKronos Salute


Di quanto sport abbiamo realmente bisogno?

 L’obiettivo è che tutti prendano la “medicina” attività fisica, ma camminare per dieci minuti di quando in quando non serve granché: certo è sempre meglio di niente, soprattutto in presenza di patologie, ma non crogioliamoci nell’idea che sudare sia inutile per ottenere benefici consistenti sulla salute e la forma fisica.
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Allora, qual è la dose giusta del farmaco-allenamento? Il primo passo di chi decide di fare movimento è valutare con una prova da sforzo la propria reale frequenza cardiaca massima e il consumo massimo di ossigeno: poi è possibile determinare durata, frequenza e intensità dell’allenamento, da scegliere in modo che sia completo. Non va bene, infatti, puntare solo su un’attività aerobica e ad esempio dedicarsi soltanto alla corsa: vanno sempre associati esercizi anaerobici di potenziamento e lo stretching, perché per essere davvero in salute contano anche forza muscolare, flessibilità, equilibrio. Capita spesso di vedere persone che praticano jogging con regolarità ma sono in condizioni fisiche scadenti perché hanno i muscoli “rattrappiti”, un torace poco espanso e la muscolatura respiratoria poco tonica. Inoltre, la “dose” di movimento cambia man mano che passano i mesi, perché con l’allenamento si fanno progressi e l’intensità degli sforzi può crescere».

Qualche consiglio pratico

L’ideale sarebbe fare movimento tutti i giorni per 45-60 minuti, ma volendo essere realisti il “dosaggio” di un’ora di attività fisica a giorni alterni può essere un buon obiettivo per chiunque. L’importante è trovare il grado di sforzo giusto: non deve essere troppo poco, perché altrimenti non ci si allena davvero, ma non si deve neppure esagerare altrimenti si rischia di trarne più svantaggi che benefici. Mantenersi entro il 70-80 per cento della propria frequenza cardiaca massima è l’ideale.

Fonte: Il Corriere Della Sera


Uomini più forti nello sport? Questione di respiro

La rivista The Journal of Physiology ha pubblicato dei risultati interessanti relativi alla differenza abissale che intercorre tra la respirazione femminile e quella maschile, al punto da spiegarne il divario nelle prestazioni sportive. Nei maschi i muscoli che consentono alla gabbia toracica di espandersi, lavorano in maniera più efficiente. Nelle donne gli stessi muscoli consumano molto più ossigeno. Questione quindi di massa muscolare? Anche, ma non solo: il segreto è nell’efficienza della respirazione. Nelle donne i muscoli che consentono alla gabbia toracica di espandersi consumano molto più ossigeno rispetto agli uomini. Un dato tutt’altro che trascurabile non solo in campo sportivo: la scoperta potrebbe avere ripercussioni anche nel trattamento delle malattie respiratorie.

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Foto: performanceconnection.ca

Misurare il consumo d’ossigeno
Per arrivare a questa conclusione i ricercatori della University of British Columbia (Canada) hanno sottoposto un gruppo di giovani atleti – donne e uomini – ad un test volto a valutare il consumo di ossigeno sotto sforzo. In particolare ad essere misurata è stata la quantità del gas consumato dai muscoli del diaframma e della gabbia toracica. Dalle analisi è emerso chiaramente che le donne utilizzavano più energia per la respirazione e quindi maggior ossigeno. Durante l’esercizio abbiamo bisogno di respirare più spesso e, di conseguenza, i muscoli respiratori devono lavorare di più e utilizzare molta più energia. I risultati ottenuti dagli scienziati  canadesi dimostrano che il costo metabolico della respirazione durante l’esercizio fisico nelle donne è più alto.

Crossfit1-1024x782Foto: kaplanchiropractic.com

Le implicazioni della scoperta
Come spiega William Sheel, uno degli autori dello studio, «se le donne utilizzano più ossigeno nei muscoli respiratori significa che vi è un abbondante flusso di sangue diretto in quelle zone. Ciò significa che in altri muscoli, come ad esempio quelli delle gambe, arriva una quantità di sangue minore rispetto agli uomini. Questa potrebbe essere la ragione della differenza di prestazione fisica tra i due sessi». Secondo quanto dichiarano i ricercatori i prossimi passi saranno quelli di testare se questa differenza nel consumo di ossigeno ha effetti sulla gittata cardiaca e sull’affaticamento muscolare. Dati importanti da valutare in quanto potrebbero fornire informazioni utili nel trattamento differenziale tra uomini e donne delle malattie respiratorie.

Fonte: La Stampa


Nuove regole per i certificati medici sportivi

Il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha firmato nuove linee guida di indirizzo in materia di certificati medici che si applicano agli alunni che svolgono attività fisico-sportive organizzate dalle scuole al di fuori dell’orario di lezione, a coloro che fanno sport presso le società affiliate alle Federazioni sportive nazionali e al Coni (ma che non siano considerati atleti agonisti) e a chi partecipa ai Giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale.

Rimane non obbligatorio ma facoltativo, dato che molte palestre ancora lo richiedono, il certificato per chi fa attività ludico-motoria.

Coloro che praticano attività sportive non agonistiche si devono sottoporre a controllo medico annuale e per ottenere il rilascio del certificato è necessaria l’anamnesi e l’esame obiettivo con la misurazione della pressione e di un elettrocardiogramma a riposo.

Per coloro che hanno superato i 60 anni e che associano alti fattori di rischio cardiovascolare, è necessario un elettrocardiogramma basale debitamente refertato annualmente, come anche per coloro che, a prescindere dall’età, hanno patologie croniche conclamate che comportano un aumento del rischio cardiovascolare.

I certificati per l’attività sportiva non agonistica possono essere rilasciati solo dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta o dal medico specialista in medicina dello sport.

Il costo degli accertamenti è sempre a carico del cittadino.

Nei prossimi giorni il ministro della salute Beatrice Lorenzin molto probabilmente terrà una conferenza stampa dove spiegherà dettagliatamente le nuove linee guida già entrate in vigore inerenti i certificati medici per attività sportive.

ministro-beatrice-lorenzinFoto: minturnet.it

Il ministro della salute Beatrice Lorenzin

Il decreto legislativo sui certificati medici sportivi si è reso necessario secondo la titolare del dicastero della salute per cercare di mettere un po’ d’ordine nell’ambito delle attività sportive.

Fonte: Agenzia di stampa ASCA


Incidenti sub: 10 regole d’oro per evitarli

In merito alle notizie relative ai recenti incidenti subacquei avvenuti al largo delle coste italiane riteniamo fondamentale fornire un’informazione precisa e puntuale su quanto concerne l’attività subacquea. Purtroppo persino testate nazionali riportano informazioni errate: si è confuso il Nitrox, una miscela composta da ossigeno ed azoto, con “Mitrox”; si è parlato di “Primax” per intendere Trimix, altra miscela respiratoria. Si è parlato di “brevetti facili”, mentre è noto che i programmi dei corsi subacquei sono da anni regolamentati da standard di qualità emanati dall’Organizzazione internazionale per la normazione (ISO). E’ quindi importante, quando si decide di partecipare ad un corso sub, verificare che l’organizzazione didattica alla quale appartiene l’istruttore/scuola sia in possesso di un certificato di conformità agli standard di qualità ISO.

Il mondo delle immersioni è altamente specializzato: ha dei principi educativi stabiliti, delle regole di sicurezza certe, persino un suo linguaggio. Non si può lasciare spazio ad opinioni improvvisate, garantendo visibilità a persone di scarsa professionalità. Occorre, in casi così delicati e che toccano la vita delle persone, nonché la continuazione di un intero settore, fare affidamento su fonti certe: organismi riconosciuti e professionisti del settore.

Invitiamo, pertanto, le testate giornalistiche a fare riferimento alle didattiche riconosciute (IDEA, PADI, SSI) e a DAN Europe, Fondazione no-profit dedita alla salvaguardia della vita umana in mare, per informazioni certe, attendibili e specializzate.

Occorre infine precisare che la subacquea rimane uno sport sicuro. I dati International DAN parlano di una bassa incidenza di infortuni (0,006% / immersione) e di mortalità (3 x 100.000). Naturalmente, occorre che i subacquei siano fisicamente idonei alla pratica stessa, oltre che ben preparati a non superare i limiti del proprio brevetto e soprattutto della propria esperienza.

La nuova campagna di sensibilizzazione e sicurezza, promossa dalla Fondazione DAN Europe ad esempio, si rivolge all’intera comunità subacquea, in particolar modo ai sub ricreativi, la maggior parte di coloro che s’immergono nelle splendide acque del nostro Paese.

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L’attività subacquea può considerarsi sicura, anche se messa a confronto con un gran numero di sport “di massa”. Naturalmente, per evitare problemi, è necessario rispettare una serie di regole precise e di buon senso. Gli incidenti subacquei possono accadere e possono causare tristezza e sgomento in tutta la comunità subacquea. Tuttavia, crediamo che si possa fare molto per creare una sempre maggiore consapevolezza e ridurre il numero degli incidenti gravi.

A questo proposito, la DAN Europe ha sviluppato una serie di vignette che aiutano a ricordare le regole da seguire quando si fa immersione ricreativa.
Per poter partecipare attivamente alla campagna basta collegarsi alla pagina Facebook della didattica https://www.facebook.com/DanEuropeItalia?ref=hl

Fonti: DAN Europe e A.Di.SUB (Associazione Didattiche Subacquee)


Beveroni proteici. Che cosa puoi aspettarti davvero

Conosciuti in passato come un must per fisicati ad hoc, oggi i beveroni proteici (integratori a base di proteine o aminoacidi) vanno alla grande: l’importante è abbinarli a sport e dieta altrimenti non servono a nulla. Si trovano in polvere da sciogliere in bevande oppure già trasformati in bibite pronte all’uso, tuttavia è bene chiarire un concetto molto importante: non regalano muscoli, non fanno sparire la ciccia e non mantengono il corpo giovane in eterno.

best-protein-shake-for-muscle-gain1Foto: leanitup.com

Ecco una serie di domande e risposte da tenere bene a mente sull’assunzione di questi integratori.

  1. Possono davvero far perdere peso? No, le proteine in sé non fanno dimagrire. Se si usano i beveroni come sostitutivi dei pasti si perde peso perché tagliano le calorie e i carboidrati. Le proteine hanno, in questo caso, lo stesso effetto di una dieta iperproteica: i chili vanno via non a causa dell’aumento di proteine, ma per il taglio dei carboidrati. Tuttavia le diete iperproteiche, a prescindere dall’utilizzo dei beveroni, vanno fatte solo sotto controllo medico e al massimo per un paio di settimane .
  2. Aiutano a mantenere il corpo tonico? ma non da soli. E’ necessaria una dieta ipocalorica bilanciata, attività fisica regolare e solo in questo caso si possono abbinare integratori proteici che aiutano ad evitare che oltre alla massa grassa vada via anche quella magra. Meglio quelli a base di aminoacidi ramificati in quanto vengono assimilati dalla muscolatura, invece che dal fegato.
  3. Servono per affrontare con più energia gli allenamenti? Sì se si è sportivi incalliti e se si consumano più proteine di quelle apportate. I drink proteici ad esempio possono aiutare a reintegrare quelle perse al fine di non sentirsi troppo stanchi. Oppure si può optare per gli aminoacidi ramificati, da assumere prima e dopo l’attività fisica. Entrambi vanno però assunti a cicli di tre mesi per due volte l’anno, assumendone una sola dose giornaliera.

supplementsFoto: sixpackfactory.com

 

Fonte: Starbene magazine

 


Record italiano di apnea. Zuccari arriva a -175 mt di profondità

Tre minuti e 13 secondi in apnea. E’ quel che è servito all’apneista romano Andrea Zuccari, 39 anni,  a raggiungere i 175 metri di profondità e tornare in superficie. L’impresa, che equivale al nuovo record italiano “no limits”, è stata compiuta lo scorso 26 luglio nelle acque di Sharm El Sheikh, sul Mar Rosso. Zuccari, in realtà, ha toccato quota -177,2 metri, ma i giudici hanno omologato la misura che Andrea aveva annunciato prima del tentativo. Anche così comunque il primato è stato sgretolato. Il precedente gli apparteneva con -155 dal 24 gennaio 2013, quando rimanendo in immersione per 2 minuti e 54 secondi, superò l’annoso limite (-150) fissato da Umberto Pelizzari il 24 ottobre 1999 a Portofino.

zuccari-sharmFoto: ilovepescasub.com

Nell’apnea “no limits”, l’atleta ha facoltà di scegliere il modo per scendere e risalire in superficie. Normalmente si tuffa con una zavorra senza limiti di peso (“slitta”) fissata a un cavo, per poi risalire con l’ausilio di un pallone gonfiabile.

Fonte: Corriere Dello Sport


Subacquea e salute

“Noi uomini duri”: in passato si pensava che per essere un buon subacqueo era necessario possedere già in partenza delle determinate caratteristiche fisiche e psichiche. Il mitico Duilio Marcante era solito dire che solo quando i pesci cammineranno, gli uomini si sentiranno a loro agio sott’acqua.subaquea

 

 

 

 

 

 

 

 

Per fortuna i tempi cambiano e l’approccio all’attività subacquea si è modificato. In generale per “sport” si intende ciò che procura divertimento, svago, ogni attività in grado di sviluppare la forza e l’agilità del corpo. In tale ottica l’attività subacquea aiuta chi la pratica a sviluppare il controllo delle proprie capacità mentali e di comportamento. È un’attività sportiva ricreativa praticabile da tutti, purché in buona salute e non bisogna essere uomini arditi.

Per arrivare a questa constatazione, che ha notevoli implicazioni dal punto di vista medico, commerciale e legislativo, è stata necessaria molta strada e non è finita. Vi siete mai chiesti perché vi piace immergervi? Provate a pensarci.

Di solito è per il piacere di scoprire cose nuove, per condividere la stessa esperienza con altre persone, per il senso di benessere che si prova in acqua. Per qualcuno è per il piacere che prova nel riuscire a superare un suo precedente limite. Oltre agli aspetti psicologici, l’attività subacquea coinvolge anche lavoro muscolare e respiratorio. Questo aspetto può risultare meno credibile guardando il fisico medio del sub, più da commendatore che da atleta adonico, ma è di fatto una realtà. Infine, non avrà il consenso unanime della scienza ma fa piacere dirlo, l’attività subacquea è salutare e mantiene giovani nel fisico e nella mente (fatte le dovute eccezioni dovute, però, all’umidità!).

scuba-diver-largeFoto: cameldive.com

Vantaggi dell’attività subacquea sullo sviluppo caratteriale
Il primo vantaggio dell’attività subacquea è psichico, legato all’essere immersi completamente nell’acqua. Ciò comporta un senso di rilassamento, benessere e sicurezza che alcuni ricercatori fanno risalire al ricordo del periodo fetale, durante il quale i contatti biologici con l’ambiente avvengono attraverso il liquido amniotico. Avete mai provato a immaginare se il feto, nella pancia della mamma, vede o sente qualcosa? La ricerca ha permesso di rilevare che il feto percepisce i suoni (principalmente il battito cardiaco materno) con difficoltà a individuarne la direzione, proprio come avviene in immersione. Inoltre, il feto percepisce una luminosità diffusa monocromatica, come sott’acqua anche se di colore diverso.

L’attività subacquea incrementa pure la capacità di autocontrollo, utile anche nella vita quotidiana. Di base l’ambiente subacqueo viene percepito come potenzialmente pericoloso. L’organismo si prepara a una reazione tipo attacco o fuga. Questa risposta è normale e serve ad aumentare l’attenzione verso gli stimoli esterni e interni (senso del proprio stato di salute). Ogni immersione è diversa da un’altra. Il livello di godimento (esperienza più o meno piacevole) dipende dalla combinazione tra fattori esterni (pensate alla differenza tra un’immersione in acque limpide e piene di pesci colorati e una in acqua torbida con fondale piatto) e dal carattere del subacqueo. Difatti ognuno di noi reagisce in modo diverso a situazioni stressanti. Le persone estroverse sono sempre alla ricerca di un ambiente stimolante, per cui in condizioni normali si annoiano. Il Divers Alert Network (Dan) ha recentemente rilevato una percentuale piuttosto alta di incidenti banali (12% circa) negli istruttori subacquei, spiegabile con il mancato rispetto delle più semplici regole di sicurezza dovuto al calo dell’attenzione in condizioni di routine. Viceversa, le persone introverse cercano le situazioni tranquille, dove si sentono più sicure, ma anche in tal caso si può verificare un eccesso di superficialità. Durante il corso per l’acquisizione del brevetto di immersione si acquisisce l’abilità ad affrontare in modo ottimale l’ambiente subacqueo.

Scuba (1)Foto: travelandaman.in

All’inizio ogni persona ha bisogno di un riferimento sicuro a cui agganciarsi, almeno mentalmente. Generalmente il gancio è l’istruttore stesso. Poi, con l’addestramento e l’esperienza, l’allievo impara a essere indipendente. Per ottenere questa capacità di controllo, l’istruttore spiega sempre all’allievo il perché di ogni esercizio che insegna, gli imprime dei concetti indelebili che in caso di emergenza consentono al subacqueo di comportarsi correttamente. Il risultato finale è una sensazione in immersione di “io posso tutto”, che comporta un elevato senso di piacere. Un buon autocontrollo garantisce la migliore risposta in ambiente subacqueo in caso di situazioni impreviste ma è utile anche nella vita quotidiana. In particolare nell’ambiente lavorativo quando bisogna prendere decisioni rapide o, viceversa, quando la routine può condurre all’errore per un calo dell’attenzione.

scuba-diversFoto: epicadventurer.com

I benefici fisici
Il nuoto in immersione sottopone il subacqueo a un carico di lavoro che sollecita una parte considerevole dei muscoli scheletrici, in particolare dell’addome e degli arti inferiori. In immersione ci muoviamo in un ambiente che ha una densità maggiore dell’aria e oppone una resistenza al movimento.

È un dato di fatto che lo stesso atleta, con lo stesso test da sforzo, in immersione non riesce a eguagliare il risultato ottenuto in superficie. Se un subacqueo vuole raddoppiare la velocità sott’acqua, i muscoli delle sue gambe dovranno, a parità di altre condizioni, pinneggiare quattro volte più velocemente, spendendo otto volte più energia del normale.

Una forte corrente contraria, un eccesso di zavorra, l’attrezzatura mal posizionata comportano un maggiore lavoro muscolare per controllare l’assetto e per il pinneggiamento. Di conseguenza aumenta il consumo di ossigeno da parte dei tessuti e, quindi, si esaurisce più rapidamente la miscela respiratoria contenuta nelle bombole. In teoria se l’assetto è ideale, lo sforzo diminuisce di almeno il 30 per cento rispetto al valore tipico per un’immersione media. Ciò consentirebbe di ridurre notevolmente il consumo di miscela. Siccome nella pratica l’assetto raramente è perfetto allora, in immersione, i muscoli devono lavorare. Nel nuoto si consumano in media 10 chilocalorie per chilo di peso corporeo per ora, per esempio un soggetto di 70 kg consuma 700 chilocalorie all’ora.

screenshot_3Foto:travelinsurancereview.com

Ma basta un’inclinazione del corpo di circa 20 gradi perché, a parità di velocità, raddoppi lo sforzo per pinneggiare. L’altra componente che determina lavoro muscolare in immersione è la difesa dal freddo.
Ipotizzando un’immersione in acqua a 19°C con una muta dello spessore di 5 mm, un subacqueo normale (70 chili) spende circa 547 chilocalorie per ora, solo per difendersi dal freddo.
Quindi per un’ora di immersione nel Mediterraneo un subacqueo di 70 chili consuma almeno 1250 chilocalorie. Di solito subito reintegrate con una bella abbuffata dopo l’immersione! Nell’immersione tecnica, essendo le miscele respirate (elio-ossigeno) meno dense dell’aria, la componente dello sforzo legata alla respirazione si riduce in media del 30%.

blurb-1bFoto:signaturescubadiving.com

I benefici dell’ossigeno
Un ulteriore beneficio dell’attività subacquea è dovuto all’aumento dell’ossigeno disciolto nel nostro sangue per l’aumentata pressione ambientale. Sono molti gli effetti benefici che l’ossigeno induce nel nostro organismo: aumenta l’energia muscolare, la calcificazione delle ossa, l’attività cerebrale. Ben inteso senza miracoli ed entro certi limiti, oltre i quali l’ossigeno è tossico.

Il principio di sfruttare la pressione per aumentare la dissoluzione dell’ossigeno nel sangue è utilizzato, in ambito medico, dall’ossigenoterapia iperbarica.
Indicazioni urgenti – il paziente va trattato immediatamente: intossicazione da monossido di carbonio (un gas tossico); incidenti da decompressione ed embolia gassosa arteriosa; gangrene e infezioni a rapida velocità a carico dei tessuti molli; ischemia acuta (carenza di sangue in un arto in seguito a un trauma); ustioni; sordità improvvisa; ischemia (carenza di sangue) a carico dell’occhio.

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Indicazioni croniche – il paziente può essere trattato con minore urgenza: lesioni (piaghe) come complicanza del diabete; lesioni ischemiche (scarso flusso di sangue) dovute alla ostruzione dei vasi sanguigni (arteriosclerosi); lesioni dovute a una radioterapia per il trattamento dei tumori; osteomielite cronica (infezione a carico delle ossa, in genere dopo un trauma).
Naturalmente queste malattie vanno trattate in un Centro Iperbarico ben attrezzato e gestito.

Fonte: articolo pubblicato sulla rivista di settore Il Subacqueo