Spiace doverlo ammettere, ma spesso la paura dell’acqua viene trasmessa proprio dai genitori, anche se non ne sono consapevoli. Difficilmente i bambini molto piccoli nutrono avversione per l’acqua. Anzi, la riconoscono come elemento piacevole e familiare poiché hanno vissuto nel liquido amniotico nella fase prenatale. Eppure per molti il primo approccio può diventare fonte di timori. Cosa fare allora per evitarlo?
Insieme a un genitore con il corso neonatale
Papà e mamma potranno decidere chi dei due è più adatto ad accompagnare il bimbo nella sua prima avventura acquatica grazie al nuoto neonatale, ossia l’attività che si svolge in acqua riservata ai neonati e che verte sostanzialmente nel mantenere la cosiddetta acquaticità, che è tipica del neonato. Ha come obiettivo il rafforzamento del legame genitore-bimbo attraverso il gioco in piena libertà, ma anche far familiarizzare il piccolo con l’acqua, ovviamente senza regole o costrizioni. I corsi di acquaticità possono essere iniziati solo dopo i 3 mesi, dopo le prime vaccinazioni, quando il sistema immunitario è già sufficientemente maturo. Indispensabile è un inserimento graduale in modo che il piccolo si abitui poco alla volta all’assenza di gravità e si può continuare sino ai 3 anni: all’inizio con cadenza settimanale e poi anche bisettimanale.
Il neonatale ha grandi vantaggi sia per il bambino, sia per il genitore; vediamoli insieme: l’immersione lo calma e lo rilassa anche perché gli ricorda le piacevoli sensazioni della vita intrauterina. L’acqua esercita un benefico micro-massaggio sulla pelle e stimola movimenti dolci che rilassano la muscolatura; il movimento provoca la liberazione nell’organismo di endorfine, sostanze che regalano benessere e serenità. L’appetito migliora e anche il sonno è più profondo e tranquillo; favorisce lo sviluppo fisico e motorio; il piccolo impara a essere autonomo anche in ambienti diversi dall’acqua; in acqua i genitori si sentono più liberi e trovano nuovi modi per giocare e comunicare con il piccolo migliorando l’intesa reciproca. Se la mamma per esempio non ha familiarità con l’acqua oppure è di carattere ansioso, le sue ansie e paure verranno percepite immediatamente dal bambino che tenderà a sviluppare un atteggiamento negativo e a rifiutare il contatto con l’acqua, sia il mare sia in piscina. Invece il genitore che si sente più sicuro può affiancare fin dai primi mesi di vita il piccolo aiutandolo a familiarizzare con l’acqua attraverso il gioco. È importante procedere con gradualità rispettando i tempi del bambino.
Superata la fase neonatale si passerà all’ambientamento, dove il bambino imparerà a nuotare sotto forma di gioco e con l’ausilio dei braccioli fino ad arrivare all’apprendimento delle varie tecniche natatorie.